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LA STORIA DELLA FOGLIOLINA E IL VENTO

  


E ra l’inizio di novembre, e le foglie sugli alberi si erano tutte colorate di rosso, giallo e marrone, e una dopo l’altra si staccavano per planare dolcemente a terra formando un morbido tappeto profumato. Guardando verso il basso anche Filli, una foglia della quercia più giovane del parco cittadino, stava valutando se staccarsi o meno.«Vorrei staccarmi sì» diceva la foglia tra sé e sé, «ma non certo per cadere là per terra. Mi piacerebbe tanto vedere un po’ di mondo!». Queste ultime parole le disse ad alta voce sospirando, tanto che un soffio di vento, che passava di lì, le bisbigliò: «Beh, se davvero vuoi andartene un po’ in giro, puoi venire con me». « E come devo fare?» gridò Filli con gioia. «Non devi fare niente, solo staccati e abbandonati, ti porterò io». E così Filli si staccò e cominciò a volteggiare trasportata dal soffio divento. «Stai attenta ora, si vola!», disse il vento allegramente, e la sollevò talmente in alto che il parco laggiù divenne lontano lontano, sembrava una macchia verde scura, e gli alberi non si distinguevano più. E poi persino la città divenne come un disegno, e i campi intorno, i ruscelli come strade e i paesi un mucchietto di luci, vicini vicini. Filli era felice come non lo era mai stata, sentiva l’aria fischiare tutto intorno e non si stancava di guardare tutto quello che passava velocemente sotto di lei. Il vento, intanto, correva correva, incontrando nuvole, uccelli, perfino mongolfiere e deltaplani e, naturalmente, altri venti. A un certo punto disse: «Ecco, io mi fermo qui, ma se vuoi tra poco incroceremo Maestrale che va verso il mare, potresti continuare il tuo viaggio con lui». «Sì, mi piacerebbe», disse Filli ancora piena di curiosità. E così Filli volò con Maestrale sul mare. Quando fu stanca di tanta acqua, si fece portare da Ghibli sul deserto, tra mulinelli di sabbia e sole ardente. Per non seccarsi troppo con tutto quel calore, tornò in groppa a Scirocco, verso la costa, e poi fece un pezzo di strada verso Nord su Tramontana, e a cavallo di Bora tornò vorticosamente verso casa. Quando arrivò in vista della sua città, fu raccolta da una brezza autunnale odorosa di muschio, che la portò sopra il parco cittadino. Al vedere le case e gli alberi della sua città, Filli si commosse un po’; dopo tanto girare aveva nostalgia, e chiese alla brezza gentile di lasciarla cadere ai piedi della giovane quercia, sua madre. «Grazie di cuore, dillo anche agli altri venti, è stata la cosa più emozionante della mia vita». E così dicendo salutò la brezza, che soffiò via silenziosa e dondolando volteggiò fino a terra. «Eccomi a casa», pensò felice. E sfinita da tanto viaggiare si addormentò tra le ghiande e le sue sorelle foglie.

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